martedì 7 febbraio 2017

Più "Bianchi" di così si muore

Mezzo che vince non si cambia. E allora facciamo un po' di amarcord, chissà che non sia di buon auspicio.
Alcuni mesi fa postai una foto scattata nell'agosto 2007 dalla passerella sopraelevata della stazione di Camigliatello Silano. In foto, tra le punte verdi degli alberi, apparivano le carrozze altrettanto verdi del treno storico a vapore della Sila, e un'automotrice in sosta, giunta da Cosenza, pesantemente graffitata. Per la cronaca, era la M4c360.

In quel post contemplavo malinconicamente la fine, avvenuta pochi mesi dopo, del servizio ferroviario ordinario tra Cosenza e Camigliatello Silano, e l'altrettanta nostalgica assenza degli sbuffi del treno turistico tra Camigliatello e San Nicola Silvana Mansio, giunta a distanza di un anno.

Ma la memoria non si rassegna e, azionando gli scambi, mi mette sul corretto tracciato un altro ricordo. Era il 18 febbraio del 2012 e, dopo due fine settimana di nevicate eccezionali in tutta Italia, scendo in Calabria a riprendere la mia famiglia. Era l'epoca delle odissee dei giri curiosi in treno per sbarcare da Roma all'alto jonio cosentino. Finita l'era dei collegamenti notturni diretti, non restava altro che arrangiarsi. Io misi sul tavolo il 795 per Reggio Calabria, che appena passate le 5 di mattina mi avrebbe lasciato a Lamezia. Dove ad aspettarmi avrei trovato un bel bus sostitutivo per la Marina di Catanzaro. Giusto in tempo per la coincidenza con il regionale per Sibari che mi avrebbe condotto a Corigliano. 

Mai e poi mai avrei accettato il cambio con un mezzo "distopico" come l'autobus. Presi il primo treno in orario, alle ore 6:13, arrivando alla stazione Lido di Catanzaro alle ore 7:00. "Regionale per Sibari in partenza alle ore 11:25". Che sia chiaro, lo sapevo in anticipo. Ma si da il caso che io sia un viaggiatore "distipico" che non baratta il proprio tempo e l'esperienza mistica e letteraria del viaggio per una scatoletta di sardine targata convenienza. Così mi recai all'esterno e percorsi un centinaio di metri a piedi, fino al piazzale della stazione Lido delle ex "Calabro Lucane". E su di cremagliera, fino alla "Città". E via a ciglio di dirupo e sopra arditi viadotti, verso Soveria Mannelli. 

Nella lunga parabola della interruzione della ferrovia Catanzaro - Cosenza tra Soveria e Rogliano, per smottamenti e frane nel mezzo, ci fu un periodo in cui il servizio fu prolungato fino a Colosimi. C'era la corsetta a spola tra le due stazioni, con il treno che sostava una manciata di minuti e tornava indietro. Così organizzata serviva a poco, lo so, ma per un viaggiatore senza scopo in vena di ammazzare il tempo, era un manicaretto prelibato. Perché in mezzo c'era lui, il viadotto Vaccarizzo. Perché dopo Soveria, la linea era avvolta da un manto di neve. Perché in turno quel giorno c'era lei, la M4c360.
 
E allora sapete che c'è?

Più "Bianchi" di così si muore, testimone è la stazione.

Speriamo che la M4c360 torni ad essere di buon auspicio, tra Cosenza e Catanzaro.

Nessun commento: