sabato 27 agosto 2011

31/07/2011: Revival Umbro (phase 2)

(segue da QUI)

Bene, la prima scorpacciata FAC ha prodotto tanto e prodotto bene, in poche parole il modo giusto di fare il proprio ingresso in Umbria. Ma l'abbiamo detto, la parte seria doveva ancora venire. E questa "parte seria" riguarda una linea, anzi, letteralmente un'opera d'arte di cui abbiamo già trattato, ma che quel soleggiato 31 Luglio siamo andati a conoscere fin nel profondo della sua essenza. Laddove, insomma, in pochi hanno avuto il privilegio di inerpicarsi.

Già, qui stiamo trattando letteralmente di un'opera d'arte, e non di una semplice linea ferroviaria. Ci aspettano 9 chilometri di scarpinata lungo la spettacolare Discesa di Sant'Anatolia, enfasi del "Piccolo Gottardo Umbro" che avevamo già conosciuto un annetto fa. Prima ancora di cominciare a raccontare il viaggio, però, giusto un paio di numeri per farvi entrare nell'ottica della situazione: cinque gallerie (di cui una lunga 1936 metri), cinque viadotti (di cui due superiori ai 150 metri), due elicoidali e due svolte a "U", inquantificabili gli scorci mozzafiato che si hanno sulla Valle del Nera. Signori, benvenuti sulla Spoleto - Norcia.


Ci si alza di buona lena al mattino, munendosi già dall'inizio di tutto quanto necessario. Alessandro è già esperto di questa linea, cosa che determina una programmazione che si rivelerà pressochè perfetta a fine giornata. Con la ormai instancabile Fiesta ci rechiamo così alla stazione di Caprareccia (con i Porcupine Tree tirati giù a palla durante il tragitto, in modo da scaldarsi alla migliore maniera), che scopriamo essere stata ripulita per ospitare, molto probabilmente, il paddock di una corsa in salita o di una prova di slalom (bastano i sacchi di fieno addossati contro i guard rail per capirlo). Dopo un saluto alla stazione e all'imponente viadotto, ci si comincia a dirigere verso la prima tappa della Discesa. Trovato uno spiazzo dopo il casello di Caprareccia, lasciamo la macchina già con due torce in mano. Seguendo per pochi metri il vecchio sedime, a un certo punto da dietro le piante si comincia a vedere solo del nero: è l'imbocco della Galleria di Valico. Insomma, la maniera giusta per cominciare il tutto.

Il Viadotto di Caprareccia

Parziale della stazione di Caprareccia con i resti del marciapiede intermedio e la fuga della linea verso Norcia

Il portale d'ingresso della galleria di valico lato Spoleto

Comincia il temibile viaggio dentro questa galleria dalle mille particolarità (lo sconsigliamo vivamente ai deboli di cuore). Già poco dopo l'entrata si comincia a vedere la fioca luce dello sbocco, visione che fa accrescere una sorta di "effetto miraggio" che provoca particolari sensazioni. Dopo qualche centinaio di metri l'interno della galleria, inizialmente rivestito in mattoni, diventa non rivestito, mettendo in risalto l'impressionante varietà di forme possedute dalla roccia viva scavata a colpi di piccone e dinamite. Intanto, sopra le nicchie di sicurezza scavate ai lati della galleria, notiamo i numeri (rigorosamente dipinti a mano) delle stesse, cosa che, dopo qualche calcolo, ci fa anche capire a che punto si è della galleria. Sorpende come all'interno della galleria le infiltrazioni fossero comunque pochissime, considerando anche il fatto che si tratti di un opera in disuso dal 1968 (a confronto, la nostrana Galleria del Sansinato della vecchia Catanzaro Lido - Settingiano via Catanzaro Sala è uno scolapasta). Ennesima dimostrazione di come, un tempo, costruire opere di pubblica utilità fosse qualcosa di davvero serio.
La traversata, iniziata alle 8:34, ha termine dopo circa 45 minuti con il calore esterno che, a poche decine di metri dallo sbocco, ci viene incontro. Subito dopo la galleria, una breve sosta sul ponticello posto all'uscita per fare rifornimento idrico (e non solo), per poi riprendere la lunga scarpinata.

Nicchia di salvamento n°8

L'interno della galleria col solo tetto rivestito in mattoni

A pochi metri dallo sbocco..

Dopo la galleria e la breve rifocillata, riprendiamo il cammino. Incrociata la stradina che porta fino al paesino di Tassinare, comincia la vera e propria discesa, ma poco dopo sentiamo delle voci stagliarsi nell'aria: inizialmente sorpresi, incrociamo due signori in visita, anche loro, sulla vecchia ferrovia. Sono sulle tracce della linea "guidati" da uno dei due bellissimi libri di Adriano Cioci sulla Spoleto-Norcia, ma un'interpretazione sbagliata li condurrà nella direzione opposta a quella che loro cercavano di intraprendere. L'esperienza di Alessandro li aiuta così a chiarificare la loro posizione rispetto alle opere di cui sono alla ricerca, indirizzandoli in maniera corretta. Li incroceremo comunque più avanti.
Salutati i due signori, riprendiamo la camminata. Purtroppo la vegetazione, specie in certi punti, sembra prendere il sopravvento, rendendo a volte difficile il transito presso alcuni punti. Tuttavia, passato il cippo del chilometro 12, ecco stagliarsi dopo pochi metri la staccionata del Viadotto Torre 1. E' un viadotto del tutto particolare: oltre ad essere quasi completamente ricoperto di rampicanti, è esattamente dirimpetto al "gemello" Torre 2, posto a livello inferiore e che si raggiunge dopo un largo percorso a ferro di cavallo, sul quale è presente anche una breve galleria. Proprio la particolare posizione dei due viadotti ha reso celebri entrambi come "i viadotti che si guardano".

Tratto di linea con una piccola trincea

Vegetazione sul viadotto Torre 1

La linea in discesa e, in basso, il Viadotto Torre 2

Il Viadotto Torre 1 ripreso dal Torre 2

Si riprende la marcia, ma è poca la strada da fare per imbattersi in un'altra opera di assoluto rilievo. Anzi, l'opera forse più spettacolare dell'intera Spoleto-Norcia.
Dopo meno di un chilometro il Casello Tassinare, abbandonato e strapieno di scritte lasciate a memoria di chissà quali avventure d'ogni genere e numero, ci annuncia la prossima presenza dell'omonimo viadotto. Una breve visita all'interno del casello, poi una trincea e si è sul Tassinare.
Il ponte, dall'altezza imponente, offre una bellissima visuale sulla Valnerina e sui borghetti posti al suo interno. Ma il vero "segreto" lo si scopre solo guardando verso il basso: infatti si nota il sedime "scappare" praticamente da sotto l'ultima pila del ponte. Non è nient'altro che lo sbocco della galleria Tassinare, galleria che ha inizio poche decine di metri dopo il termine del ponte e che rappresenta il culmine dell'elicoidale omonimo. E' davvero incredibile, una volta percorso l'intero elicoidale (e c'è da dire che all'interno dello stesso sopravvive ancora una traversina impiantata nel pietrisco), notare la situazione che ci si presenta davanti: la pila del viadotto poggia praticamente sopra il portale della galleria. Una situazione quasi del tutto unica al mondo, di una spettacolarità difficilmente descrivibile.

Il Casello Tassinare

L'ultima traversina "superstite" della Spoleto-Norcia

Viadotto Tassinare e lo sbocco dell'elicoidale

Panorama sulla Valnerina, con Sant'Anatolia di Narco sullo sfondo

Riprendiamo il cammino, decisi adesso a puntare al casello di San Martino. Dopo quasi un chilometro, ecco spuntare la Galleria Grotti 1, prima parte del secondo elicoidale della linea. La galleria, lunga poco più di 200 metri, precede la piccola fermata di Grotti, collegata all'omonimo paesino solamente da un sentiero che ne permette un "comodo" collegamento a piedi in quasi mezz'ora di cammino. Ne approfittiamo per fare una piccola sosta, immersi completamente nella natura, in un clima dalla serenità indescrivibile. Esattamente alla fine del marciapiede, tuttavia, comincia la galleria Grotti 2, lunga pressochè quanto la precedente. Percorsa anche quest'ultima, comincia un tratto quasi rettilineo in discesa costante. Incrociamo così anche il casello di Mezzo, "conservato" in condizioni non molto diverse da quelle del Casello Tassinare. Incrociamo, nel frattempo, un considerevole numero di piccoli sentieri, costruiti molto probabilmente in concomitanza con la ferrovia, che collegavano i diversi livelli della discesa fra loro. Poco dopo, ecco l'ultima grande galleria della discesa, quella della Valleggiana, lunga 454 metri e dalla caratteristica conformazione a ferro di cavallo.

Galleria Grotti 1

Fermata di Grotti

Sbocco lato Norcia della Galleria Valleggiana

Superata la Galleria Valleggiana siamo ormai sensibilmente più a valle, e manca ormai poco alla destinazione finale, il casello di San Martino. Affiancando vigneti ed altre piantagioni, giungiamo così all'imbocco della galleria San Martino, che però risulta transennata. Fortunatamente, un piccolo sentiero la aggira facendoci giungere direttamente dall'altro lato, con il casello San Martino, anch'esso chiuso, a darci il benvenuto. Andare avanti è poco utile, data la monotonia della linea (praticamente una lunga discesa fino alla stazione di Sant'Anatolia di Narco) ed anche l'ora che nel frattempo si è fatta. Sono le 12 passate, perciò ci si accomoda presso il primo luogo utile alla questione e ci si rifocilla dopo la Full-Immersion della discesa. La sosta riposante dura circa mezz'ora, quando riprendiamo tutto ciò che c'è da riprendere e ci incamminiamo di nuovo per Caprareccia. Sfruttiamo, per tagliare un pò di strada, uno dei sentieri sopracitati (che ci permette di tagliare la Galleria della Valleggiana e, più in assoluto, quasi un chilometro di linea). Scelta che, oltre a farci risparmiare un pò di tempo, ci farà anche sudare un bel pò, data la fortissima pendenza di tale sentiero. Che con 4 ore di camminata già carichi sulle gambe, si fa sentire. Tuttavia, dopo una seconda sosta a Grotti, si va spediti verso Caprareccia. Alle 15 in punto valichiamo la galleria, mettendo la parola fine ad un'autentica impresa, dopo oltre 6 ore di scarpinata. Foto ricordo, piccola pausa, e poi via verso Borgo Cerreto!

Coltivazioni lungo la Valnerina

Imbocco lato Spoleto della Galleria San Martino

Foto ricordo a "fine impresa"

Riprendiamo la marcia. Seduti comodamente in Fiesta, ci dirigiamo verso Borgo Cerreto per pranzare con una buona pizza e una birra fresca in una celebre pizzeria al taglio del paesino. Lungo la strada, però facciamo una piccola sosta cercando di vedere la particolare galleria di Passo Stretto, costituita da una "balconata" ad archi a picco sul Nera, ma la vegetazione ci impedisce di vederla. Dopo la pizza, puntiamo dritti verso Triponzo, nel cuore della Valnerina, prendendo la nuova statale per Norcia costruita dopo il terremoto del 1997 che fece diversi danni in queste zone. Tra gli edifici coinvolti, anche la stazione di Triponzo - Visso posta a qualche chilometro dal paese, nel pieno fondovalle. La stazione, completamente puntellata, è visibile affacciandosi dalla ex statale nursina, per altro oggi chiusa al traffico. E' proprio incamminandosi per questa strada che si giunge, dopo una lunga camminata tra le imponenti gole del Nera, in uno dei punti più particolari non solo del percorso ferroviario, quanto dell'Umbria intera: si tratta della Balza Tagliata, un sentiero scavato nella roccia viva in età preromana e, fino a metà '800, unica via di comunicazione carrabile per Norcia. Un'opera dall'inestimabile valore storico, affiancata da un'opera di sbarramento costruita in epoca fascista ed ancora oggi in piena attività. Di fianco, oltre alla vecchia statale, fa capolino la ferrovia che, dopo essere sbucata dalla galleria Balza Tagliata 1, continua il suo percorso verso Triponzo andandosi ad infilare nella galleria Balza Tagliata 2, posta poche centinaia di metri dopo.

Stazione di Triponzo-Visso

La Balza Tagliata

Galleria Balza Tagliata 1 e, sulla sinistra, la ex Statale

Con il caldo che ormai la fa da padrone, riprendiamo la vecchia statale per dirigerci verso il capolinea, Norcia. Lungo il tracciato effettuiamo un'altra sosta per vedere ciò che resta dei 6 ponti in ferro sul fiume Corno, asportati alla chiusura della linea e dei quali oggi restano solo i basamenti in cemento. Subito dopo, un'altra breve sosta a Biselli, dove la ferrovia sottopassava la statale nella fenomenale Stretta di Biselli (una delle gole più strette dell'intera Valnerina), per poi giungere alla stazione di Cascia - Serravalle, presso il paesino di Serravalle, a pochi chilometri da Norcia. Da qui, secondo i progetti redatti dall'ex direttore d'esercizio Basler, si sarebbe diramata una linea diretta a Cascia, centro dall'importante valore turistico e religioso, che avrebbe decisamente dato un nuovo spunto alla Spoleto-Norcia. Un progetto che, purtroppo, sappiamo bene essere finito nel nulla. Poco dopo Serravalle incontriamo la fermata di Villa di Serravalle, vicino alla quale sono ancora in piedi alcuni pali della catenaria originale (gli ultimi ancora visibili). Documentati opportunamente anche questi, facciamo una veloce capatina a Norcia per poi fare ritorno a Terni.

Stazione di Cascia-Serravalle

Palificazione residua tra Serravalle e Norcia

Fermata di Villa di Serravalle

E così, il discorso Spoleto - Norcia ha subito una bella rincalzata. Inutile commentare il dispiacere e l'amarezza che si ha quando si pensa a quanto poteva essere oggi importante il "trenino azzurro". Il ripristino della linea, anche non per tutta la tratta (la tratta Spoleto - Sant'Anatolia è sulla bocca di molte campagne elettorali), è una cosa indiscutibilmente più che fattibile. Considerando anche il fatto che 4 delle 5 elettromotrici originali sono ancora in servizio sulla Ferrovia Genova - Casella, viene da sè capire quanto sarebbe importante riprendere questa ferrovia in chiave turistica, e quanti utili porterebbe il suo esercizio. Ma appare difficile sperare in uno stato dove una ferrovia come la Cosenza - San Giovanni in Fiore, ritenuta univocamente tra le più belle d'Europa, munita di armamento in ottime condizioni e rotabili disponibili, versa in uno stato di abbandono da far rizzare i capelli. Resta da sperare che le cose cambino, e cambino in fretta.
Nel frattempo consigliamo davvero vivamente, specie agli appassionati di trekking o di mountain-bike, un giro sulla ex ferrovia. Un tracciato in cui si è a strettissimo contatto con la natura, attraversando opere a dir poco favolose che sembrano essere lì fin dalla creazione della terra, per quanto bene siano inserite nel contesto montano della Valnerina. Da non dimenticare, inoltre, le bontà culinarie. La zona di Norcia è celebre in tutto il mondo per i suoi salumi, cosa che rende della Vetusta Nursia una tappa obbligata in caso capitaste da quelle parti.

Provare per credere..

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