venerdì 8 giugno 2012

"In the middle of nowhere, was a local train" (pt.1)

"In mezzo al nulla, c'era un trenino"


Che forse è la migliore maniera per sintetizzare queste linee. Linee nostre, linee di casa, linee che, seppur non richiedono chissà che viaggio per raggiungerle (relativamente, considerando il livello dei trasporti ferroviari in Calabria), provocano una sorta di viaggio nel tempo per nulla trascurabile. Un ritorno agli anni in cui la ferrovia era davvero una cosa seria, in cui la ferrovia era fatta di uomini, iniettori, valvole, segnali e scambi azionati completamente a mano, sistemi di blocco fatti di voci, fonogrammi, dispacci, carte, cavi d'acciaio. Nessun computer, l'elettricità giusto per l'illuminazione, qualche passaggio a livello automatico, e poco altro. Una ferrovia, forse una vera e propria concezione di ferrovia, ammazzata un anno fa senza mezzi termini, tra motivazioni che ancora oggi sanno di grande presa in giro. E non resta che ricordarli quei trenini giallorossi in mezzo all'ulivari, i manovratori dai capelli brizzolati, le prescrizioni d'esercizio dettate in stretto dialetto reggino, i passaggi a livello senza barriere che proteggevano sentieri più che strade.
"In mezzo al nulla, c'erano le Taurensi"




Il viaggio ha inizio il 20 mattina, l'appuntamento per lo staff al completo di Ferrovie in Calabria in Viaggio (Vittorio, Roberto, Francesco e Alessandro) è a Gioia Tauro attorno alle 10.00, in tempo utile per poter visitare il deposito e poi poter prendere il treno 11 diretto a Cinquefrondi alle ore 11.01. Dopo aver raggiunto in treno (più precisamente con un altro illustre defunto, l'Intercity 618 Crotone-Milano Centrale) Alessandro a Corigliano, partiamo da lì in macchina direzione Gioia Tauro, dove Francesco e Roberto arriveranno in treno. Il primo ad arrivare è proprio Francesco, il quale comincia a fare un giro in deposito anche per vedere "che aria tira", raccogliendo fin da subito il benestare delle maestranze locali per una nostra visita al graziosissimo impianto. Alle 10.10 circa arriviamo con Alessandro a Gioia Tauro. Tempo di parcheggiare la macchina che subito ci fiondiamo verso la stazione FC, posta sullo stesso piazzale di quella FS. Ci si offre subito davanti il discreto piano binari, con ben 4 atti al servizio viaggiatori con di sfondo il deposito, mentre di fianco, oltre un semplice muretto, è disarmante la differenza con l'avanzatissima ferrovia Tirrenica. Cominciamo così a dirigerci verso il deposito, passando dapprima accanto a del materiale accantonato (tra cui l'LM4.608 e la M2.231, oltre a due rimorchiate serie RA.1000) e poi in corrispondenza della fossa di carico per i carri a scartamento ordinario, piena dei piccoli carrellini Langbein che fino a neanche moltissimi anni fa garantivano il florido servizio di inoltro carri FS sulla linea per Cinquefrondi, i quali poi venivano caricati dei numerosi prodotti della Piana, specie nel circondario di Taurianova. Tale fossa di carico, affiancata a breve distanza da una catasta di traversine nuove servite per un ammodernamento che non è arrivato mai, corrisponde anche con alcune interessantissime intersezioni tra binari a scartamento ordinario con quelli a scartamento ridotto, oltretutto un tempo muniti anche di linea aerea di contatto per la manovra dei locomotori elettrici FS.

L'LM4.608, in attesa di riparazione, e dietro di sè la M2.231 con le rimorchiate RA.1019 e 1021

La fossa di carico con al suo interno i carrellini trasbordatori Langbein


L'intersezione tra i binari a scartamento ridotto (a sinistra è la linea per Cinquefrondi, a destra quella per Palmi) e ordinario. Sulla destra la doppia M2.216+M2.221 che effettuerà poi il "nostro" treno 11.

Subito dopo viriamo verso destra, dirigendoci verso l'ultima superstite del gruppo di locomotive MCL.170, uno dei più numerosi: si tratta della locomotiva 188, da anni accantonata a Gioia Tauro, le cui ruote hanno solcato anche i binari di diverse linee da tempo dismesse come la Soverato-Chiaravalle e la Crotone-Petilia Policastro. La vaporiera non si presenta in condizioni di forte degrado, anzi, si potrebbe dire che "porta bene i suoi anni". Purtroppo mai alcun progetto di recupero per lei è stato portato avanti, ma speriamo di poter ricevere presto questa bella notizia. Dopo averla letteralmente bombardata di fotografie ci dirigiamo verso il fascio dove sono ricoverati numerosi carri, sia merci che di servizio, e tra i quali scorgiamo anche due banchi di guida di una M2.200. Scopriremo in seguito che sono praticamente gli unici resti della M2.222, automotrice incendiatasi negli anni '90.

La MCL.188


Il banco, completamente bruciato, della M2.222


Serie di carri accantonati fuori dal deposito

Ci dirigiamo così verso la rimessa locomotive, passando accanto alle due automotrici M2.221 e 216 in procinto di essere avviate. Al suo interno veniamo guidati da un operaio del deposito, che ci conduce subito dalla splendente M2.212, appena riverniciata nella colorazione giallo-rossa con logo FC vecchio (facciamo notare come la M2.232 era già stata ridipinta nella nuova livrea bianco-azzurro, a riprova di quanto l'impianto di Gioia Tauro, forse addirittura inconsapevolmente, riusciva a distinguersi da tutti gli altri). Di contro, la 212 era ormai rimasta l'unica M2.200 in colorazione grigio-verde, seppur molto deteriorata, oltre ad essere munita del particolare pancone rosso che distingueva le unità atte alla circolazione, ovviamente accoppiate agli spintori LM2.700, sulla linea a cremagliera tra Catanzaro Sala e Catanzaro Pratica. Sempre all'interno del deposito poi troviamo il piccolo LM2.754 affiancato dalla M2.210 e seguito dal possente LM4.605. Usciamo così dal deposito, ma neanche il tempo di farlo che veniamo letteralmente sorpresi dal fortissimo rombo dei motori Breda (ricordiamo che questi motori, quelli originalmente in dotazione, sono stati sostituiti sulle M2.200 assegnate al deposito di Cosenza da propulsori Man muniti di retarder Voith, un esperimento ben riuscito sia sotto il profilo tecnico che sotto quello della reperibilità dei ricambi, grossa palla al piede per le M2.200 "originali") delle M2.221 e 216, le quali si stanno adesso recando in stazione per effettuare il treno 11. In effetti mancano 10 minuti alla partenza, e non essendoci ancora muniti di biglietto ci avviamo a passo spedito verso la stazione.

La splendente M2.212 fresca di riverniciatura

In un'atmosfera d'altri tempi, la M2.210 riposa assieme all'LM2.754 e all'LM4.605, che si vede spuntare dietro il 754.

Il treno sale in doppia per inviare la M2.221 a Cinquefrondi, per il numero di viaggiatori a bordo basterebbe anche una singola. Oltre a noi quattro vi è anche una modesta famiglia con tanto di nonni e nipotini al seguito, tutti affacciati al finestrino per ammirare il paesaggio che il trenino per Cinquefrondi attraversa. Partiamo in orario, venendo fin da subito accolti in cabina dal personale del treno. Mentre Alessandro prende il posto del capotreno per riprendere tutto il viaggio da Gioia a Cinquefrondi, anche noi bazzichiamo tra la cabina e i finestrini per ammirare al meglio questa linea: è la prima volta che la andiamo a percorrere, dopo averla saltata pressochè all'ultimo qualche tempo prima. Subito dopo il lungo curvone a sinistra seguente la stazione di Gioia Tauro, alla cui metà si stacca il binario per Palmi, incrociamo la fermata di Gioia Tauro Est per poi immetterci nel lunghissimo rettilineo in pianura che conduce verso Rizziconi, contornato da una visione sterminata di ulivi ed altri alberi da frutto. Numerosi i passaggi a livello a carattere agricolo che fanno letteralmente cantare la M2.221 su cui siamo, il cui simpaticissimo macchinista è chiamato molto spesso ad azionare il caratteristico fischio. Transitiamo per la stazione di Rizziconi, ridotta già allora in pessimo stato ed impresenziata da anni, al termine della quale effettuiamo una secca curva a destra che ci indirizza verso Amato, dove fermiamo. Dopo un pò arriviamo a San Martino dove troviamo il disco di protezione chiuso: su questa linea il traffico era infatti ancora regolato tramite blocco telefonico (i capistazione lungo la linea si comunicavano il "giunto" e il "partito" dei treni tramite telefono, regolandosi così sull'occupazione o meno delle sezioni di blocco tra le stazioni), e proprio a San Martino poi andremo ad incrociare la M2.226 diretta a Gioia Tauro. Mentre incrociamo notiamo la capostazione manovrare le leve degli scambi e dei segnali: un tuffo nel passato!
La M2.221 in testa al treno 11 pochi istanti prima della partenza da Gioia Tauro


Incrocio con la M2.226 a San Martino

Ripartiamo così da San Martino con la linea che comincia a far vedere qualche salita e il treno che ormai ha ampiamente dimenticato il rallentamento a 30 km/h, viaggiando ora liscio e con tranquillità in mezzo al verde della Piana. Dopo poco arriviamo a Taurianova, uno degli impianti più grandi della linea, un tempo sede anche di rimessa locomotive (oggi accorpata in una struttura privata) e munita addirittura di alcuni binari a scartamento ordinario per il ricovero dei carri FS. Taurianova, grosso centro di oltre 15.000 abitanti, nasce dalla fusione dei comuni di Radicena e Jatrinoli (di fatti la stazione originariamente era denominata Radicena-Jatrinoli) e rappresenta uno dei maggiori centri della piana di Gioia Tauro. Qui risiede una buona fetta dell'industria agroalimentare della zona, causa della forte importanza avuta dalla stazione un tempo sotto l'aspetto del traffico merci, oltre a numerose piccole aziende metalmeccaniche sorte a cavallo degli anni '80. A 6 chilometri da Taurianova sorge invece Cittanova, città e stazione che raggiungiamo con un'altra tratta prevalentemente rettilinea ma ormai in costante ascesa. Anche la stazione della città del pesce stocco, famosissima specialità del luogo, conserva i connotati di Taurianova, ad eccezione della rimessa locomotive. Qui sostiamo qualche minuto in più a causa di problemi nella macchina di coda, la M2.216, che presenta alcune anomalie nel funzionamento in comando multiplo, le quali creano un preoccupante surriscaldamento dell'acqua di raffreddamento nella M2.221. Risolto il problema, ripartiamo verso Cinquefrondi abbandonando la tratta "tranquilla" della linea ed immettendoci in quella più impegnativa, più tortuosa, più "Calabro-Lucana".

Un incrocio, durante il viaggio di ritorno, a Taurianova. Si intravede sulla destra la ex rimessa locomotive


Il segnale a disco che protegge la stazione di Cittanova, oltre che un'immagine emblematica dello strettissimo rapporto tra treno e natura nella Piana

A Cittanova, con macchinista e capotreno scesi per verificare il buon funzionamento delle due automotrici

Da Cittanova in poi, liberi anche da ogni rallentamento, comincia pian piano la tratta più acclive della linea. Passati alcuni tunnel, transitando adesso non più in mezzo agli uliveti quanto tra veri e propri boschi, ci arrampichiamo verso San Giorgio Morgeto. Poco prima della fermata di San Giorgio Torre ci si presenta davanti l'opera più importante della linea, il magnifico viadotto in curva che sovrasta una piccola vallata, punto di straordinaria bellezza da cui si gode anche una vista niente male sulla Piana sottostante. Dopo poco incontriamo la stazione di San Giorgio Morgeto, luogo abbastanza attivo nel campo dell'artigianato e celebre per il suo convento dei Domenicani presso cui Tommaso Campanella compose "La città del sole", anch'essa temporaneamente impresenziata. Continuando in un bellissimo zig-zag tra i boschi arriviamo così quasi al termine della linea, presso il grande centro di Polistena, 11.000 abitanti circa ed il quinto della Regione per densità abitativa. Tra Polistena e Cinquefrondi l'urbanizzazione ha creato praticamente un'unica cittadina: dopo 2 chilometri transitiamo dalla fermata di Cinquefrondi Piazza Creazzo, posta a poche centinaia di metri dal segnale di protezione e quindi dalla stazione terminale di Cinquefrondi, la quale ci si presenta davanti col suo piano binari dopo un'ampia curva a destra.


Il viadotto di San Giorgio Morgeto visto dal treno


La stazione di San Giorgio Morgeto


La M2.221 appena giunta a Cinquefrondi

Qui a Cinquefrondi prima di ripartire avvengono le manovre di sgancio della M2.221, che seguiamo con particolare interesse data anche la particolarità del gancio di queste automotrici. Dopo essersi svincolata dalla 216, la quale effettuerà il treno di ritorno verso Gioia Tauro, la 221 si dirige verso l'asta di manovra (la quale avrebbe dovuto rappresentare l'inizio della prosecuzione verso Mammola e Gioiosa Jonica per la creazione della trasversale Jonio-Tirreno tramite il valico della Limina, realizzata poi, "ovviamente", dalla S.S. 682) per poi indietreggiare ed andarsi ad accasare in rimessa, dove riposerà pronta per riprendere servizio più tardi. La 216 viene predisposta per rientrare verso Gioia Tauro, mentre il rumore delle auto che percorrono il viadotto della Statale dal lato opposto della vallata risuona presso la stazione. E pensare che di lì sarebbero dovuti passare questi trenini..
Ripartiamo così verso Gioia Tauro, limitandoci adesso ad osservare ed a goderci il paesaggio lì fuori dal finestrino, mentre Alessandro, dopo aver ripreso l'intero viaggio a salire, ora lo documenta con delle fotografie passo-passo lungo tutta la linea.

Il manovratore esegue le operazioni di sgancio tra la M2.216 e la M2.221


La M2.216, adesso isolata, pronta a partire per Gioia Tauro sotto lo sguardo d'ammirazione di due dei nostri "viaggiatori"

Arriviamo a Gioia Tauro sotto un caldo che si fa sempre più forte, estasiati per la bellezza e il "tuffo nel passato" che questi 32 km di ferrovia ci hanno regalato, ed a corollario una simpatia e una disponibilità da parte del personale che ormai è un marchio di fabbrica delle Ferrovie della Calabria. Usciamo dalla stazione sicuri di poter tornare l'estate seguente per ripetere questa magnifica esperienza, magari "allungandola" sul tronco Gioia Tauro-Palmi, che di quei tempi sembrava fosse vicino alla riapertura, dedicandoci adesso solo ad una sana mangiata di pesce in riva al Tirreno sul lungomare di Gioia Tauro.
Solo Roberto ebbe la possibilità di tornarci più di una volta sulla linea prima di quel maledetto 6 Giugno 2011. Nelle stesse ore in cui apprendevamo la tragica notizia della scomparsa del nostro amico Marco veniva uccisa (no, non soppressa, uccisa) anche l'ultima Calabro-Lucana, già a dicembre ulteriormente flagellata dalle forti piogge che per un discreto periodo ne limitarono il servizio alla tratta Gioia Tauro-Taurianova. Uccisa così, in silenzio, all'improvviso. Un ordine di servizio diramato nella sera ordinava alle Breda di spegnere i motori e non tornare più a correre sui loro binari. Un ordine di servizio seguito da proteste, proclami, convegni e quant'altro, ma ancora oggi nessun treno si muove lì, in the middle of nowhere.

Con questo post pubblichiamo anche il primo di una serie di video riguardanti le linee Taurensi, il cui seguito verrà pubblicato con la seconda parte di questo post. In questo video, con riprese e montaggio di Francesco Lazzaro, l'attività del deposito la mattina del 20 Agosto 2010, più la partenza del treno dalla stazione di Gioia Tauro.

5 commenti:

Cirano ha detto...

ennesimo attentato alla memoria della nostra terra; quello che ferisce di più è il silenzio.

Admin ha detto...

E purtroppo mi dispiace dirlo, ma il silenzio più inaccettabile è proprio quello delle popolazioni locali...

AlexMos ha detto...

Questo post avete deciso di lasciarlo invecchiare per bene prima di servirlo a tavola :D
Ma non doveva scriverlo Lazzaro il post su Gioia Tauro? °-°
Una volta tanto possiamo dire ... abbiamo fatto appena in tempo a farci un giro ...

Francesco Lazzaro ha detto...

E te lo dissi che non sono io l'addetto ai post :P
Più in là mi sa che mi toccherà scriverne almeno un paio.. ma per ora la scaletta è sufficientemente piena per un po' ;) quindi posso continuare a riposare :P

Che poi altro che riposare, sono sempre a faticare per quei due scanzafatiche di Galato e Ciccio, è il minimo che siano loro a scrivere i post u_u ahahahah
(scherzo, anche se senza i miei costanti aggiornamenti via mail.... u_u sarebbero tutti un po' più felici ahah) :P

Admin ha detto...

ahahaahahhahahaha!!!! Che poi per quante email scrivi saresti perfetto come "redattore di post" a tempo pieno!! U___U

Effettivamente sì, è abbastanza stagionato come post...ma speriamo prima o poi di poter rifarne un altro, di un nuovo giro sulle Taurensi, ma in treno... :(