venerdì 5 agosto 2011

30/07/2011: Revival Umbro (phase 1)

Un nuovo salto in Umbria dopo l'esperienza dell'anno scorso (qui i due post a riguardo) non poteva che essere gradito, su invito dell'ormai calabro-umbro (dopo l'ultima fertile scorribanda a Madonna di Porto è un aggettivo più che meritato) Alessandro.
Scoprire e riscoprire alcune tra le zone più spettacolari di questa regione immersa tra i boschi e i costoni dell'Appenino centrale attraverso le ferrovie che la percorrono o che (in particolare) l'hanno percorsa è un modo molto particolare, seppur molto mirato, di esplorarne le caratteristiche e le incomparabili bellezze.

Il discorso iniziato l'anno scorso con la Ferrovia Centrale Umbra e con la Ferrovia Spoleto - Norcia non poteva certo essere accantonato all'istante. E così non è stato, ma ne parleremo più avanti..
Il "Revival Umbro" lo apriremo andando ad aggiungere qualche dettaglio al discorso FCU ma, soprattutto, andando a scoprire una ferrovia direttamente interlacciata con la "Centrale" e lontana parente delle nostre FCL: la Ferrovia Appenino Centrale, al secolo FAC. Una linea dall'interessantissimo sviluppo, per un complessivo di 134 km a 950mm di scartamento, da Arezzo a Fossato di Vico, transitando dal valico del Torrino sull'Appennino aretino all'alta valle del Tevere, puntando così sulla meravigliosa Gubbio e giungendo infine a Fossato di Vico, dirimpetta alla stazione FS ubicata sulla Orte - Falconara, parte centrale del corridoio appenninico Roma - Ancona.

Il "trip" ha inizio venerdì 29, con la partenza sul celeberrimo Exp894 da Lamezia Terme, dopo una giornata passata tra il plastico di Roberto (e deliri direttamente connessi) e rimesse chiuse alla stazione FC di Catanzaro Lido, con anche l'eccezionale presenza di Francesco.
Dopo un paio d'ore di sonno (complici prima un ragazzino francese con pc acceso dalle 2 alle 4 di notte e poi due signorine napoletane che scambiarono il treno per il salottino di Uomini e Donne), finalmente l'arrivo a Roma Termini. Ora l'arrivo a Terni è un autentico terno al lotto, con le innumerevoli limitazioni che impone la stazione Tiburtina incendiata: il regionale per Foligno delle 6.50 infatti risultava soppresso. Un destino che c'era da sperare non toccasse anche il regionale per Perugia delle 7.43, eventualità che fortunatamente non si andò a verificare. Partenza puntuale, un paio di minuti di sosta davanti alla protezione di Tiburtina e poi via, verso Terni, dove arriviamo con 10 minuti di ritardo.
Alessandro è già pronto sul primo binario, e dopo un caffè si punta subito all'alta valle del Tevere, con prima sosta a Città di Castello, dove risiedono due pezzi forti delle ferrovie meridionali: la taurense FCL.411 e la siciliana FS R370.018, ex Castelvetrano-Ribera.

Il plastico, semplice ma curato e divertente, del nostro Roberto

La E444R.021 in testa all'Exp894, a Roma Termini

Vista d'insieme della FCL.411 e della R370.018

Le due locomotive si trovano all'interno della Villa Garavelle, una grande tenuta posta alle porte della graziosissima Città di Castello proveniendo da Perugia. Tale tenuta ospita oggi una mostra di oggetti e macchinari d'epoca della tradizione agricola alto-teverina ed una imponente collezione di modelli ferroviari costruiti dal marchese Cappelletti, grande appassionato di fermodellismo e residente nella tenuta fino alla sua morte, il quale realizzò questo breve tratto di binario su cui effettuare brevi corsette dimostrative con le due vaporiere, più nel retro la base di un circuito atto a far funzionare i modelli a vapore vivo.
Una volta lasciata Villa Garavelle (è consigliata una visita se siete in zona), un sorso d'acqua alla stazione di Città di Castello FCU, ricostruita nel dopoguerra nell'ambito del prolungamento della Centrale Umbra da Umbertide a Sansepolcro, sulle "orme" della vecchia FAC. Scopriremo più avanti perchè.
Lasciata Città di Castello, dopo pochi minuti di macchina si arriva a Sansepolcro. Appena entrati in città, sulla destra si fa notare l'areale della stazione FCU, leggermente nascosto dagli arbusti. Ci vuole tuttavia poco per raggiungere l'elegante fabbricato, posto ai piedi del curiosissimo borgo antico della città. All'interno della stazione sostano due ALn776 e, gradita sorpresa (seppur avvistata già l'anno precedente in posizione diversa), una E.100 ancora con la livrea della Ferrovia Circumetnea, dato il suo passato, assieme ad altre "consorelle", come apripista del servizio della Metropolitana di Catania. Di queste macchine, ahimè, ormai se ne contano sulla punta delle dita.

Stazione di Città di Castello

Stazione di Sansepolcro con l'ALn776.074

E.100 FCU ex Circumetnea presso un tronchino

Finita la "pratica" sulla FCU, si comincia con la FAC. Non è un caso, dato che la stazione di Sansepolcro era inizialmente di proprietà della Ferrovia Appennino Centrale fino alla distruzione portata dai tedeschi, che tuttavia lasciarono quasi indenni i fabbricati della stazione, ancora oggi utilizzati dalla FCU.
Una volta partiti da Sansepolcro, dopo una breve pausa pranzo, si punta subito su Anghiari. I primi reperti ad essere scovati sono i resti del ponte sul Tevere, affiancato da uno stradale, all'uscita di Sansepolcro. Subito dietro il piccolo ponte, immerso in un angolo davvero sovrannaturale (acqua turchese e numerosissima vegetazione), resta visibile anche un pò del vecchio rilevato della ferrovia, puntante verso Arezzo.
Lasciati i resti, ci mettiamo poco più di dieci minuti a trovare la stazioncina di Anghiari, bellissimo borgo ai piedi dell'Appennino aretino. Sulla stazione, opportunamente risistemata, campeggiano oltre alla scritta della località anche la progressiva chilometrica e l'altitudine, con un carattere di scrittura caratteristico della FAC.

I ponti, a sinistra FAC e a destra stradale, sul Tevere a Sansepolcro

La graziosa stazioncina di Anghiari

Anghiari è la porta verso l'Appennino, dato che da qui in poi si comincia ad arrampicarsi sensibilmente su per la montagna. Dopo pochi chilometri incontriamo la fermata di Sasso, immersa tra i campi di girasole. Paesaggi, del tutto mozzafiato, che la Toscana offre in abbondanza. Poco dopo, trasformata in abitazione privata, ci compare vicino la stazione di Citerna, ma ormai la montagna è vicina. In avvicinamento a Palazzo del Pero, facciamo una sosta per addentrarci nella foresta, dove ancora qualche rimasuglio della linea si fa notare timidamente tra la vegetazione. Si tratta in particolare di due ponticelli e una galleria, galleria salvatasi insieme ad altre dalla distruzione nazista per il semplice fatto di aver ricoperto il ruolo di rifugio per le truppe tedesche.
Poco dopo questo tratto, una volta ripresa la strada, si incontra la stazione di Torrino, avamposto del valico dello Scopetone. Verso Arezzo, da Torrino, non è rimasto pressochè nulla, cosa che ci ha fatto desistere dal proseguire sul capoluogo.

Un viadottino spunta tra la vegetazione nei pressi del Torrino

Fermata di Sasso

Effettuata inversione, si è tornati sulla valle del Tevere. Salutata Sansepolcro una seconda volta, prima di puntare su Umbertide optiamo per una sosta a Montecastelli, dove un cimelio FCU fa la sua bella mostra: è un carro bagagliaio accantonato da tempo, ormai bell'e arrugginito, fermo in un tronchino dello scalo merci della stazione. Dopo averlo "bombardato" di foto (con l'attuale amministrazione FCU non si sa mai la fine che farà), si riparte con una breve capatina a Umbertide, autentico fulcro dell'attività FCU, con anche una visita ai 3 D.341 ex-FS accantonati. Si riparte così alla volta di Gubbio, con la ferrovia che, dopo aver transitato presso la stazione di Montecorona (ove avveniva l'interscambio merci con la FCU) segue la valle del torrente Assino giungendo nella bellissima città, celebre per l'episodio di San Francesco d'Assisi che scacciò il lupo dal paese. Qui di FAC l'unica cosa ad essere rimasta è la rimessa locomotive, trasformata in un carinissimo pub denominato "Il Casellino", nel quale si possono gustare piadine da mitologici nomi, quali Emmina, Breda, Couillet, FAC e Krauss...un'idea originale assolutamente più che gradevole!

Il bagagliaio MUA (Mediterranea Umbro-Aretine) a Montecastelli

Particolarissimo menù del pub "Il Casellino"

Ex Rimessa Locomotive di Gubbio, oggi trasformata in pub

Essendo però ancora presto rispetto all'orario di apertura, decidiamo di "chiudere la pratica" puntando su Fossato di Vico, riservandoci per dopo una bella piadina.
Mentre lungo la strada si fanno notare alcuni caselli e qualche fermata (Padule, Torre Calzolari), giungiamo nel piccolo paese di Branca, a pochi chilometri da Fossato di Vico. Questa stazione è quasi un simbolo per la FAC, dato che qui vi si attestò l'ultimo treno che percorse la linea: si trattava di un treno viaggiatori che fu mitragliato dai tedeschi poco prima della stazione, per poi essere trainato da un trattore nel piazzale della stazione stessa. Oltre a ciò, sono stati conservati e resi ben visibili i buchi lasciati dai proiettili tedeschi sul fabbricato della stazione, proiettili che hanno devastato, assieme alle bombe, gran parte della linea. Fu per questo che, alla fine della guerra, fu una delle poche tratte in Italia a non essere mai più ricostruite.

Il fabbricato della stazione di Branca

Buchi dei proiettili nazisti lasciati a ricordo sulle pareti della stazione

Lasciata Branca (la quale, c'è da dire, era collegata da una teleferica con una miniera di lignite), ci si dirige subito a Fossato di Vico, dove la Ferrovia Appennino Centrale terminava dopo uno spettacolare percorso di circa 135 km, collegando a modo suo due importantissime direttrici come la Roma - Firenze e la Roma - Ancona. La stazione di Fossato di Vico FAC, perfettamente risistemata assieme alle strutture dello scalo merci, sorge esattamente dirimpetta a quella FS di Fossato di Vico-Gubbio. Della FAC sono tuttavia stati demoliti alcuni edifici, negli ultimi tempi in condizioni fatiscenti, per far posto ad altri fabbricati e ad un parcheggio. Dopo un'approfondita visita a tutta l'area di stazione, si ritorna a Gubbio per "mangiarsi un'Emmina" (anche se alla fine, tradendo ogni ideale, andrò a prendere una piadina FAC...ma basta leggere gli ingredienti per capire!). Un veloce spuntino che, unito a un'ottima birra scura, saggia la degna conclusione di una giornata di piena "caccia archeologica" in mezzo all'Umbria.

La stazione FAC a Fossato di Vico

Un manifesto della FAC all'interno della sala d'aspetto della stazione RFI

Fossato di Vico-Gubbio RFI

Della FAC resta il rimpianto che si ha per molte linee ferroviarie: poteva essere molto più utile di quanto magari era un tempo. La FAC infatti rappresentava, ancor prima che un collegamento tra Arezzo e la parte orientale della sua provincia (Anghiari, Sansepolcro), un collegamento di prim'ordine tra Gubbio e la direttrice su Roma ed Ancona, un ruolo che rivestì abilmente durante i suoi anni d'esercizio. La tratta Gubbio - Fossato infatti è da sempre oggetto di numerose parole, belle parole, a riguardo, come d'altronde anche la giunzione della FCU con Arezzo. Un progetto, quest'ultimo, che andandosi a innestare da Sansepolcro sulla linea LFI Arezzo - Pratovecchio Stia rappresenterebbe un valido corridoio per collegare velocemente Arezzo non solo con Sansepolcro e Anghiari, ma anche con Perugia e l'Umbria in generale, senza dimenticare la possibilità di creare un corridoio merci alternativo in caso di saturazione, o peggio interruzione, della Firenze-Roma.

Ma in fin dei conti sono solo sogni, difficili da far restare in piedi. Sogni come quello di rivedere in attività un'altra ferrovia, di cui in verità abbiamo già parlato ma che, meno di 24 ore dopo il "termine dei lavori" sulla FAC, siamo andati a conoscere davvero nel profondo della sua essenza.

Continua..







1 commento:

Admin ha detto...

Bellissimo Vittòò!!!!!!!
ahahahahahah e chi si aspettava anche la foto del plasticozzo!!!
Sappiamo già tutto...ma aspettiamo lo stesso con ansia il seguito...!