martedì 7 febbraio 2017

Più "Bianchi" di così si muore

Mezzo che vince non si cambia. E allora facciamo un po' di amarcord, chissà che non sia di buon auspicio.
Alcuni mesi fa postai una foto scattata nell'agosto 2007 dalla passerella sopraelevata della stazione di Camigliatello Silano. In foto, tra le punte verdi degli alberi, apparivano le carrozze altrettanto verdi del treno storico a vapore della Sila, e un'automotrice in sosta, giunta da Cosenza, pesantemente graffitata. Per la cronaca, era la M4c360.

In quel post contemplavo malinconicamente la fine, avvenuta pochi mesi dopo, del servizio ferroviario ordinario tra Cosenza e Camigliatello Silano, e l'altrettanta nostalgica assenza degli sbuffi del treno turistico tra Camigliatello e San Nicola Silvana Mansio, giunta a distanza di un anno.

Ma la memoria non si rassegna e, azionando gli scambi, mi mette sul corretto tracciato un altro ricordo. Era il 18 febbraio del 2012 e, dopo due fine settimana di nevicate eccezionali in tutta Italia, scendo in Calabria a riprendere la mia famiglia. Era l'epoca delle odissee dei giri curiosi in treno per sbarcare da Roma all'alto jonio cosentino. Finita l'era dei collegamenti notturni diretti, non restava altro che arrangiarsi. Io misi sul tavolo il 795 per Reggio Calabria, che appena passate le 5 di mattina mi avrebbe lasciato a Lamezia. Dove ad aspettarmi avrei trovato un bel bus sostitutivo per la Marina di Catanzaro. Giusto in tempo per la coincidenza con il regionale per Sibari che mi avrebbe condotto a Corigliano. 

Mai e poi mai avrei accettato il cambio con un mezzo "distopico" come l'autobus. Presi il primo treno in orario, alle ore 6:13, arrivando alla stazione Lido di Catanzaro alle ore 7:00. "Regionale per Sibari in partenza alle ore 11:25". Che sia chiaro, lo sapevo in anticipo. Ma si da il caso che io sia un viaggiatore "distipico" che non baratta il proprio tempo e l'esperienza mistica e letteraria del viaggio per una scatoletta di sardine targata convenienza. Così mi recai all'esterno e percorsi un centinaio di metri a piedi, fino al piazzale della stazione Lido delle ex "Calabro Lucane". E su di cremagliera, fino alla "Città". E via a ciglio di dirupo e sopra arditi viadotti, verso Soveria Mannelli. 

Nella lunga parabola della interruzione della ferrovia Catanzaro - Cosenza tra Soveria e Rogliano, per smottamenti e frane nel mezzo, ci fu un periodo in cui il servizio fu prolungato fino a Colosimi. C'era la corsetta a spola tra le due stazioni, con il treno che sostava una manciata di minuti e tornava indietro. Così organizzata serviva a poco, lo so, ma per un viaggiatore senza scopo in vena di ammazzare il tempo, era un manicaretto prelibato. Perché in mezzo c'era lui, il viadotto Vaccarizzo. Perché dopo Soveria, la linea era avvolta da un manto di neve. Perché in turno quel giorno c'era lei, la M4c360.
 
E allora sapete che c'è?

Più "Bianchi" di così si muore, testimone è la stazione.

Speriamo che la M4c360 torni ad essere di buon auspicio, tra Cosenza e Catanzaro.

venerdì 19 agosto 2016

E' tornata a sbuffare (racconto di chi quel treno, finora, lo ha solo sognato)

La Sila all'alba di ferragosto è una distesa dominata dal verde degli abeti e dal giallo dell'erba secca, condita ogni tanto da nuvole di nebbia che avvolgono e fagocitano case, siepi, strade.
Alle 6 e 20 a Camigliatello si sentono solo i passi generati dalla corsetta mattutina dei villeggianti e qualche tazzina di caffè proveniente da uno dei pochi bar aperti, tutto accompagnato dal leggero fruscio degli alberi che avvolgono il piccolo centro silano.
L'alba mi sorprende mentre passeggio sopra la passerella metallica che scavalca la stazione: il sole spunta proprio lì, in fondo al binario che va verso San Giovanni in Fiore.
E' l'alba di un nuovo giorno. In tutti i sensi.



In fondo, vicino alla rimessa, tre figure si muovono a passo sicuro: sono Pietro, Sergio e Luigi, ossia tre delle persone capaci di revisionare la FCL 353 totalmente in casa, all'interno del deposito di Cosenza delle Ferrovie della Calabria, in un'epoca in cui queste lavorazioni (e quindi questi saperi e questi mestieri) sono pressochè sempre demandate a ditte esterne. Sono, loro assieme ai loro colleghi, una delle eccellenze meno conosciute e riconosciute di Calabria, ed anche alle 6 del mattino, a ferragosto, sono presenti.
Con Alessandro, l'unico compagno di viaggio del quale non farei mai a meno, specie quando c'è da calpestare l'erba della Sila, ci avviciniamo alla rimessa, le cui ventole poste sui lati sputano già fuori il fumo dell'ancora freddo propulsore Isotta Fraschini, cuore pulsante del luccicante locomotore LM4 606. Con il suono cupo del “coccodrillo della Sila” a riempirci le orecchie, ci salutiamo con gli inseparabili ed immancabili Sergio e Luigi, mentre Pietro è in cabina in attesa di agganciarsi al carro cisterna, posto una decina di metri più avanti, in corrispondenza della piattaforma girevole. Ci saluterà, col suo solito sorrisone, pochi minuti dopo.


Trainata dal locomotore, con quella calma che si usa quando si sveglia una vecchia signora a quest'ora del mattino, la 353 esce dalla rimessa.
Personalmente, in Sila finora l'avevo solo immaginata e sognata, e vederla lì adesso, sotto altissimi abeti e poggiata su quei binari fino a pochi mesi fa arruginiti ed invasi dalla vegetazione e dal degrado, è stata una sensazione strana, particolare. Emozionato per essere riuscito finalmente a vederla splendere al sole della Sila, tranquillo perchè fondamentalmente non c'è nessun altro posto al mondo dove quella locomotiva possa davvero stare.

L'accensione di una locomotiva a vapore non è un procedimento da quattro soldi, non ti basta girare alcuna chiave nè schiacciare nessun pedale, nemmeno spingere per qualche metro e poi mettere la prima. L'accensione di una locomotiva a vapore è un rito, un lavoro sapiente e certosino, un'arte di cui sono rimasti ormai pochi gli interpreti più autentici.
E' il gioco in cui il tridente Pietro-Sergio-Luigi si muove alla grande: boccola per boccola si verifica che sia tutto nella norma, mentre viene rabboccato l'olio sguardi fuggenti cercano di scorgere anche il minimo difetto, la minima cosa fuori posto, la più insignificante delle anomalie. Ogni tanto Pietro monta in cabina e spala carbone, il fumo si fa più denso ed il freddo comincia a mollare la presa. 


Gli "sguardi fuggenti" nelle viscere della 353
Parte il motocarrello per ispezionare la linea fino a Moccone, nel frattempo viene spostata la locomotiva su un binario adiacente e il locomotore, assieme al carro cisterna, si portano in testa lato Moccone alle tre lucenti carrozze parcheggiate sul terzo binario della stazione di Camigliatello.
Nel frattempo arrivano anche il capostazione, il “supermacchinista” Giuseppe e, poco dopo, Pino, le cui mani, che prima ci stringono in un abbraccio per un saluto, saranno quelle incaricate di tenere a bada gli 800 cavalli della 353.
Jam e' ppiamu u cafè?”
Jam e' piamulu. Mandiamo giù la più irrinunciabile delle bevande, e mentre la stazione si inizia a popolare, tra turisti curiosi e dirigenti delle FC, la locomotiva è ormai quasi in pressione, pronta ad unirsi al convoglio già pronto sul terzo binario.
E poi ancora olio, vapore, il fuoco che scoppietta e l'acqua che freme dentro i cassoni, mentre ci gustiamo ancora una volta i video finiti sul web con l'ennesimo primo viaggio della 353 in Sila. Spala carbone, ne spala ancora, ormai c'è solo da attendere che la caldaia raggiunga la pressione giusta per poter muoversi.





Sono passate da poco le 8 quando il motocarrello rientra dall'ispezione linea a San Nicola, andandosi a posizionare nello scalo merci liberando la strada alla 353. La pressione è buona, parte il compressore d'aria (anch'esso a vapore, il cui movimento crea uno dei suoni caratteristici di queste macchine) e, quando sono ormai le 9, la 353 si muove autonomamente verso il resto del convoglio. 
In attesa del via libera, ci rechiamo a Moccone, il nuovo capolinea del servizio turistico silano. La stazione, posta a poca distanza dallo svincolo della S.S.107, è gremita di gente, ed è persino difficile trovare posto dove lasciare la macchina. Parcheggiamo nell'esatto istante in cui il convoglio sbuca dalla curva antecendente la fermata, tempo di vederlo fermarsi e gli andiamo incontro, mentre una possente colonna di fumo nero si sprigiona dal fumaiolo della 353.


Ci troviamo anche con gli inseparabili Vincenzo e Marcello, venuti a darci manforte nelle riprese fotografiche per la giornata. Al di là del tronchino posto a protezione del passaggio a livello, si sviluppa la linea verso Cosenza, con il viadotto Piccirillo infestato dagli arbusti...e guardarlo con l'odore dei fumi di scarico del 606 nelle narici, segno di una ferrovia tornata a vivere, è un contrasto difficile da digerire.
Accompagnamo il treno lungo la linea, cercando punti buoni dove poterlo fotografare immerso nel paesaggio della Sila. E vederlo transitare lì in mezzo alle foreste, ai campi di patate, sul ponte di Righio come sulla curva in discesa verso San Nicola Silvana Mansio è bello, davvero bello, non ci sono altre parole per descriverlo. E' bello perchè la testa ti va al 2009, quando con Alessandro andavamo a Camigliatello e vedevamo il 606 fermo con le quattro carrozze dietro di sè, e lo striscione "Torneremo a sbuffare" appeso lì sulla passerella. E la testa ti va ancora alla prima volta a Santo Janni, alle vertigini di fronte al viadotto di San Pietro in Guarano, alle orme dei lupi sulla neve calpestata per arrivare alla fermata di Fondente, a tutte quelle idee, quei progetti, a quei binari arrugginiti che spasmodicamente volevi veder tornare a splendere, costi quel che costi. In fin dei conti, perchè? Non te n'è entrato nulla in tasca e probabilmente mai ti entrerà. Perchè?
Perchè è bello, perchè il fischio della 353 in quei boschi ti fa vibrare il cuore fin dentro alle sue più nascoste cavità, perchè l'amore che quei ferrovieri ci mettono è troppo forte ed evidente per essere ignorato, perchè le facce stupide dei turisti non hanno prezzo, perchè in Calabria non può andare sempre tutto male.




Alla stazione più alta d'Italia, a San Nicola, la manovra di inversione a mano. Tra l'odore delle salsicce arrostite da Devis e famiglia, la 353 viene girata su quella stessa piattaforma che, in questi anni, avevamo girato per scherzo dopo i lauti pranzi al ristorante costruito sulle quattro rimorchiate Ranieri nell'ex scalo merci della stazione. Ancora tutti con smartphone alla mano, i "wow" esclamati dai viaggiatori si sprecano. Poi avanti, fino alla colonna idrica per fare rifornimento di acqua, mentre Giuseppe col 606 ed il carro cisterna entrano in stazione e i viaggiatori, meritevoli anche loro di un momento di pausa dopo le emozioni del breve ma intenso viaggio a vapore, si rifocillano a dovere.






Pietro, e neanche tanto a torto, mi dice scherzosamente di essere forse il ferroviere più fotografato d'Italia. Ci vuole poco a capirne il motivo, dato che nessuno rinuncia ad una foto sulla 353 con il berrettino FCL in testa. Attorno alla locomotiva passeggia il vecchio capostazione Caligiuri, storico residente della stazione, il quale non si risparmia nel raccontare agli avventori storie ed aneddoti legati alla ferrovia ed a quelle macchine, mentre alle sue spalle il piccolo museo allestito all'interno dell'ufficio del capostazione fa bella mostra di sè.
Passa oltre mezz'ora prima che tutti si preparino a ritornare in carrozza, visto che i rispettivi pranzi di famiglia aspettano, salutiamo anche noi. Torniamo verso Camigliatello sostando però un attimo a Righio, cercando un ultima foto sul caratteristico viadotto. E' l'ultimo boccone di un piatto che attendevamo (mai comodamente seduti) da troppo tempo.



Ho esaurito le parole, non ne trovo più di adatte alla situazione. Non mi aspetto che molti di voi capiscano tanta enfasi in questo racconto, della sua singolarità me ne rendo perfettamente conto. Ma se è vero che Rino Gaetano cantava "Se mai qualcuno capirà, sarà senz'altro un altro come me", allora non mi preoccupo assai. Dal canto mio, vi consiglio di farci un giro, lassù in Sila.
Poi mi direte...

Vittorio Lascala

sabato 28 maggio 2016

Amarcord silano

Siamo storie nelle geografie.

Sta a noi tracciare le rotte, sta a noi riscriverle.

Stazione FC di Camigliatello Silano. M4c360 pronta a prestare servizio come regionale per Cosenza. Parcheggiate sul piazzale le vetture storiche dei treni speciali turistici a vapore. (15 agosto 2007)

Era l'agosto del 2007, era il terzo anno che scendevo in Calabria e salivo in Sila. Non conoscevo nessuno di voi, a parte due pittoreschi nickname su un forum di ferrovie (tali Pitagora86 e exp826). Non sono le prime foto che scattai alla ferrovia silana, furono però i primi scatti dedicati alla stazione di Camigliatello che allora, per dirla alla Guccini "era cosa viva". Allora fantasticavo sul modo di arrivarci in treno da Cosenza, ma temporeggiavo perché volevo portarci mia moglie (ebbene si, ci eravamo sposati da appena due mesi). Era rimasta solo una coppia in orario, che saliva da Cosenza poco dopo le 9 e scendeva alle 13:00. Come spesso accade, si rimandano quelle cose che bisognerebbe fare subito, pena il rischio di non ripeterle più. Questo è tanto più vero nel mondo implacabile delle ferrovie secondarie quando, consuetudini durate decenni vengono cancellate di colpo con un cambio d'orario. E infatti, pochi mesi dopo, nel 2008, il treno ordinario non salirà più nel cuore della Sila, verrà attestato a Spezzano della Sila, dove vivacchierà per due anni ancora. Nella foto si scorge la M4c360 pronta ad effettuare il regionale di ritorno su Cosenza.
In realtà questa foto, a ben guardare, contiene un doppio monito.

Anche quelle carrozze verdi, dei treni speciali storici, erano presenza abituale, quando d'estate le corse turistiche tra Camigliatello e San Nicola diventavano pane ordinario settimanale. Ancora per poco. Sempre pochi mesi dopo, in quel dannato febbraio del 2008, scadrà la revisione della caldaia della FCL 353 titolare di quel prestigioso convoglio. La circolabilità verrà prorogata per pochi mesi, quei 6 necessari per salvare la stagione estiva. Poi la 353 verrà rispedita a Cosenza dove per anni giacerà smontata in deposito per il rifacimento della caldaia e il suo definitivo recupero. Le carrozze verdi gireranno in Sila un'altra estate ancora, quella del 2009, stavolta condotto dal LM4 serie 600 che, fino all'anno prima, trainava il carro antincendio. Prima della definitiva sospensione del servizio.

Conservo il ricordo di una delle ultime corse della 353 nel suo atto di arrivo e conseguenti manovre di rifornimento e giratura, a San Nicola Silvana Mansio, tetto ferroviario d'Italia, di quell'agosto del 2008. Ma questa è un'altra storia, che vi ho già raccontato  (Vapore sulla Sila 21.08.2008)

A mio modo sono stato testimone involontario e indiretto della fine di un'epoca. Non sarò calabrese, non sarò silano, però, come dice qualcuno, "ne ho vedute di cose da raccontar" anche lassù. E questa foto suo malgrado è storia.

mercoledì 30 luglio 2014

Auguri!

Sono passati 5 anni da questo viaggio all'interno della Calabria che, per buona parte, non esiste più. Era il 29 luglio del 2009, e questa data resterà per sempre impressa nel mio calendario esistenziale, perché quel giorno conoscerò alcuni dei miei migliori amici: Vittorio Lascala, Francesco Lazzaro, Roberto Galati. Aggiungo all'elenco anche Luca Pisconti, sebbene l'incontro con Luca avverrà qualche giorno dopo, l'8 agosto dello stesso anno. Come dire, l'ossatura dell'attuale Associazione di "Ferrovie in Calabria" (al quale aggiungo a pieno titolo l'amico Vincenzo Calabrò), che allora non era ancora costituita, ma di fatto era già attiva sul campo come promotrice della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio  ferroviario calabrese passato e presente, con un occhio sempre attento al futuro prossimo. Se è vero che in quel tempo, 4 ragazzi calabresi dell'età compresa tra i 16 e i 23 anni, dedicavano parte dei loro pomeriggi, a tirar fuori dai rovi a colpi di falcetta una gloriosa automotrice che giaceva abbandonata, diciamo pure dimenticata: sto ovviamente parlando della "Emmina" M1c37, accantonata in un tronchino della stazione FCL di Catanzaro Lido nel lontano 1970. A ben guardare, fu proprio quello il primo atto materiale che pose la prima pietra dell'attività su cui ancora oggi si basa, la c.d. associazione.

Allora  il cuore pulsante di tutto era il blog di "Ferrovie in Calabria", che era assimilabile al diario personale in cui il creatore, e ancora unico autore, Roberto Galati, annotava tutto quanto si muoveva sui binari delle ferrovie calabresi. Che è poi diventato una sorta di DLF in cui si sono coagulati e riuniti gli appassionati calabresi della materia, per discutere proposte, monitorare lo stato dei trasporti su ferro, iniziando ad acquisare una precisa struttura e fisionomia che andava ben oltre i resoconti, pur sempre puntuali, e gli umori, che il buon Roberto annotava con sagacia e passione.

Quel 29 luglio collezionai tutta una serie di "prime" esperienze personali. Presi il reg 3811 Taranto - Catanzaro Lido (allora esistevano ancora i collegamenti diretti regionali per la Puglia, sia da Catanzaro che da Cosenza), e fu la prima volta che presi un treno sulla jonica diretto a sud di Corigliano. Arrivai alla stazione di Catanzaro Lido (e fu la prima volta che presi confidenza con la Catanzaro ferroviaria, sia in ambito FS che in quello delle Ferrovie della Calabria). Feci la corsetta da Catanzaro Lido FC a Catanzaro Città FC (e fu contemporaneamente il mio primo viaggio in treno sulla rete della sopravvivente costola calabrese delle ex Ferrovie Calabro Lucane, e il mio primo viaggio su una linea ferroviaria munita di cremagliera); mi recai, per la prima volta, alla ex stazione cittadina di Catanzaro Sala, abbandonata da un anno contestualmente all'apertura della variante ferroviaria tra Catanzaro Lido e Settingiano della linea Catanzaro Lido - Lamezia Terme Centrale, e conseguente inaugurazione della nuova stazione cittadina di Catanzaro nel bel mezzo del deserto del Germaneto (ma li ci andrò più tardi). Non ultimo, fu il mio primo incontro fisico con un'ex automotrice monodirezionale "Emmina" delle ex Calabro Lucane. Fu anche il mio primo viaggio a bordo dell'espresso "Freccia Adriatica" durante il viaggio di ritorno da Catanzaro a Corigliano. 

29/07/2009: Ex stazione FS di Catanzaro Sala, ad un anno dalla definitiva chiusura

Al di là di tutto questo a far da cornice, fu una delle mie più belle giornate a sfondo ferrovario che io abbia vissuto nel segno dell'amicizia e della condivisione. Sono passati 5 anni in cui abbiamo fatto tante belle cose insieme, e che, tra qualche giorno, festeggerò con alcuni di voi prestando servizio a  bordo del secondo treno storico Cosenza - Rogliano che, con tanto impegno e passione, insieme alla società "Ferrovie in Calabria", vi siete apprestati ad organizzare. 

Avanti per i prossimi cinque anni, almeno!

Locandina ufficiale del Treno speciale con materiale Storico Cosenza - Rogliano che si effettuerà nella giornata di domenica 3 agosto 2014

domenica 6 aprile 2014

Treno storico Cosenza - Rogliano 02.03.2014


"Ferrovie in Calabria" in trasferta in ... Calabria. Messa giù così può sembrare una provocazione ma chi scrive si è sobbarcato i 600 km che separano Terni da Cosenza per seguire e documentare l'evento. In qualità di primo iscritto dell'Associazione proveniente da fuori regione, e al contempo anche l'ultimo membro della stessa ad aver visto la locomotiva FCL 353 Borsig in servizio turistico regolare sulla Sila ( Vapore sulla Sila - 21.08.2008) prima dell'accantonamento per revisione, non potevo mancare all'evento. Considerando che i miei amici calabresi, oltre ad aver lavorato per l'organizzazione del viaggio, erano quel giorno fattivamente impegnati sul campo per la riuscita dello stesso, mi accollo il piacevole onere di raccontare questa insolita trasferta che profuma di casa. Quella mattina io e il mio amico Arnaldo Vescovo abbiamo raggiunto il Deposito cosentino di Vaglio Lise intorno alle ore 7:30. Siamo stati i primi ad entrare nell'area, fatta eccezione per le maestranze FC che stavano già lavorando alacremente alla preparazione del convoglio. La notte precedente un violento acquazzone aveva colpito Cosenza, ma quel mattino il sole spendeva alto e forte, a risplendere sulle fiancate nere e tirate a lucido della quasi novantennale locomotiva.


Che fosse un giorno speciale lo si respirava nell'aria. Ma era qualcosa di più di un semplice, per quanto bello, treno a vapore. Era un sogno che si rimetteva in moto dopo un lungo torpore. Molte cose erano accadute da quell'estate del 2008, e solo pochi mesi prima organizzare un treno del genere appariva pura utopia. Da assiduo frequentatore del deposito cosentino avevo registrato, nell'ultima visita del luglio scorso, un'aria quasi di rassegnazione e nostalgica contemplazione sull'argomento, da sembrare quasi tabù. Fino a quando qualcuno non si è messo lì a lavorare concretamente sulla sua realizzazione, a fari spenti nell'ombra, coagulando tra loro le varie forze che, nel corso del tempo, si erano sfilacciate e disperse. Evidentemente il lavoro di quelle persone ha pagato, se oggi sono qui a raccontarlo.
 

A poco a poco i primi partecipanti da fuori si sono radunati all'interno del Deposito,  collezionando i primi scatti fotografici. Poi sono arrivati Roberto, Vittorio, Vincenzo e Francesco che subito si sono spostati alla stazione di Vaglio Lise a raccogliere le iscrizioni. Nel frattempo il convoglio veniva manovrato fino alla stazione da cui, di li a poco, avrebbe avuto inizio il memorabile viaggio. Che ha avuto il sapore di una festa paesana in movimento, più che di un treno storico. La forza operosa della Calabria che si rimetteva in moto. E moto fu, dapprima lento seppur poderoso, con la locomotiva che ha iniziato a staccare il convoglio dalle pensiline di Vaglio Lise per raggiungere in corsa la stazione "Centro", dove altri passeggeri attendevano l'arrivo del treno. Che finalmente iniziava ad aprirsi agli sguardi curiosi dei cittadini ancora ignari di quanto stava accadendo. Certo gli sbuffi della 353 non dovevano passare inosservati, di certo, attraversando il ponte sul Crati, ho potuto scorgere in alto molti curiosi affacciati osservare, in alcuni casi immortalare, il passaggio del convoglio sul ponte in ferro. Sosta a Casali, e di nuovo in corsa fino alla fermata di Bosco, per consentire al personale le operazione di controllo e lubrificazione di una boccola della locomotiva. 


A Pedace si è registrata la prima vera tappa di questo "viaggio nel tempo" a bordo del treno a vapore. Cogliendo l'opportunità offerta della sosta necessaria per le operazioni di rifornimento idrico della locomotiva, l'associazione "Ferrovie in Calabria" ha organizzato, in occasasione della 7° giornata nazionale delle "Ferrovie dimenticate" un'escursione a piedi sulla linea silana Pedace - San Giovanni in Fiore, chiusa al traffico dal 2010. Chi scrive non ha partecipato attivamente alla camminata, è rimasto in stazione a godersi in tranquillità il convoglio, mentre sui binari iniziavano a materializzarsi presenze inedite di persone del luogo evidentemente attratte dal movimento sottostante. Adulti che accompagnavano i figli vestiti con i costumi da carnevale in stazione a fargli vedere da vicino quel curioso oggetto nero sbuffante che tante volte in passato aveva solcato i loro binari.


Si riparte da Pedace, lasciando le ultime suggestioni di "Silana" alle spalle imboccando la lunga galleria che la separa da Pietrafitta dove ha avuto luogo un'altra sosta di controllo, e poi via fino ad Aprigliano, dove la gente del paese affacciata dai balconi di casa salutava il treno in sosta. Man mano che la ferrovia si incuneava tra i paesi e costeggiava la strada, abbiamo assistito a scene curiose di gente del luogo che, accortasi del passaggio del treno a vapore, modificava in corsa il proprio tragitto per accompagnarlo. 


Chi fiancheggiava il convoglio dalla statale, estraendo il proprio cellulare per riprenderlo in corsa, chi si portava avanti per attenderlo in transito a un passaggio a livello o alla successiva stazione, ormai la partecipazione al treno storico non riguardava più i soli passeggeri a bordo dello stesso, ma si era estesa a macchia d'olio alle popolazioni locali, in una mobilitazione collettiva che non era più solo ideale, diventando a tutti gli effetti reale. Soste di rito a Piane Crati e Piano Lago per i controlli allo stato di salute della locomotiva, fino all'arrivo definitivo a Rogliano, cuore della manifestazione. 


Mentre il personale era dedito alle manovre di giratura della locomotiva e al suo rifornimento idrico, nel marciapiede della stazione è stato allestito un punto ristoro per i passeggeri del convoglio, una parte dei quali, previa preventiva prenotazione, era stata sistemata in una trattoria del luogo. A sua volta, all'interno della stazione, il personale ferroviario, aveva organizzato un suo rinfresco a  degna celebrazione della giornata. Dopo la pausa pranzo, è stata organizzata una visita guidata al centro di Rogliano, in preda ai festeggiamenti del carnevale. Che ha convogliato di fatto molti cittadini nella loro stazione, a rendere omaggio, come si conviene, ad un'ospite di riguardo. 


Qui finisce il racconto ideale della giornata, che nella realtà è proseguito con il viaggio di ritorno, con una sosta supplementare a Pedace per il rifornimento idrico (la partenza ritardata da Rogliano aveva di fatto eroso parte della scorta d'acqua della locomotiva), un'ulteriore sosta mangereccia a Bosco dove è stato approntato un altro banchetto offerto da un'associazione locale in occasione della "Sagra del Maiale", e il definitivo ritorno tra le tenebre nella città di Cosenza. Che in quei giorni festeggiava anche il centenario della fondazione della locale squadra di calcio.


Che altro dire se non un  .... "arrivederci alla prossima" ...

giovedì 4 luglio 2013

Dai due mari alla Transiberiana (no, non quella, l'altra!)

Mentre le lancette scorrono pian piano sull’orologio, rese appariscenti dalla loro leggera fluorescenza, sulle colline attorno all’area di servizio di Campagna Est comincia a crescere un filo di luce che ne fa risaltare i contorni, spezzati qua e là da qualche pala eolica e la sua luccicante lucina rossa. Una stazione di servizio, come chissà quante altre in Italia, messa lì come un baluardo dell’insonnia, con il barista che smanetta sulla macchina del caffè con movimenti automatici, precisi, tanto precisi che quasi gli invidi quella sua lucidità. Ma in fondo è necessario essere così svegli alle quattro del mattino nell’area di servizio di Campagna Est, è necessario per poter servire con cortesia preconfezionata le flotte di viaggiatori scesi dai bus diretti a Roma, o dei tedeschi che nella loro incomprensibile lingua si avvicinano all’autogrill stringendosi un maglione sulle spalle, o dei camionisti in viaggio perpetuo, o dei due marocchini con la loro Opel Kadett carica di vestiario da vendere alla mattina sulle rive di Marina di Camerota, o dell’uomo d’affari che arriva da Grumento in Seicento. O di chi, partendo all’una di notte da una pizzeria di Montepaone dopo una serata dietro il bancone del bar, sta andando a fare un salto sulla Transiberiana d’Italia.
Un viaggio sulla Sulmona-Carpinone è un appuntamento da tempo segnato in agenda ma mai portato a termine: la bellezza della linea, il suo carattere agreste, la tremenda somiglianza con le "nostre" linee ex-FCL, il sapore dell'avventura che si prova solo su queste linee secondarie, improbabili raccordi di diversi angoli d'Italia. Tuttavia vuoi per la lontananza, vuoi per casi di vario tipo, questo viaggio è sempre rimasto nel cassetto, fino alla chiusura della linea (il cui esercizio era stato già eliminato tra Carpinone e Castel di Sangro negli ultimi mesi del 2010) datata Dicembre 2011. Ma grazie alla caparbietà ed al coraggio delle associazioni Le Rotaie Molise e TransIta, mobilitatesi da subito per la salvaguardia della linea in concerto con numerosi enti locali ed altre associazioni, i treni hanno ripreso a circolare ad intervalli di tempo più o meno regolari (e non senza difficolta e ostruzionismi) sulla magnifica linea appenninica, pubblicizzata con l’azzeccato nome “Transiberiana d’Italia”, che ne rispecchia pienamente il già citato carattere avventuriero della linea. Nel 2013 sono stati organizzati una lunga serie di treni speciali alla scoperta dei numerosi e caratteristici centri attraversati dalla ferrovia, la quale lungo il suo percorso lambisce la Majella collegando luoghi di grande importanza turistica come Roccaraso ed economica come Castel di Sangro, stazione nella quale avviene l’interscambio con la linea della Sangritana da Lanciano, in fase di ricostruzione dopo diversi decenni di chiusura. Il treno del 30 giugno, organizzato per visitare il piccolo centro di Scontrone (ogni viaggio prevede un itinerario gastronomico e culturale diverso), è stato l’ultimo prima della chiusura di due mesi necessaria ad RFI per l’esecuzione di alcuni lavori sulla linea, lavori dei quali non è nota nel dettaglio la consistenza, ma che potrebbero portare anche delle cattive novità per la linea. Ma torneremo a parlare man mano nel dettaglio dell’iniziativa!
Arrivati a Battipaglia con la luce del giorno sempre più insistente ed in larghissimo anticipo rispetto alla partenza del treno da Isernia, decidiamo di fare una sosta a Salerno, cogliendo l’occasione di fare colazione gustando una buona sfogliatella, appuntamento immancabile per un viaggio in Campania. Sono le 5 e un quarto del mattino, i locali del lungomare salernitano sono pieni dei ragazzi di ogni età reduci dal sabato sera in discoteca, mentre i binari ormai arrugginiti del vecchio raccordo portuale giacciono sotto il lunghissimo viale alberato che li ricopre. Tempo di una passeggiata per sgranchire le gambe che si riprende l’auto in direzione Isernia, città che raggiungiamo nel giro di un paio d'ore scarse, esattamente quante ne mancano dal nostro arrivo alla partenza del treno, un buon motivo per fare un rapido pisolino.
Alle 9 prendiamo "bagatti e bagatteddi" e ci rechiamo in stazione. Dopo un caffè al bar della grande stazione molisana (nel cui scalo sono rimasti due tender di locomotive a vapore) ci registriamo al banchetto dell'associazione TransIta, dove ci vengono consegnati i due particolari biglietti ed un depliant informativo sul viaggio che andremo ad intraprendere.
Alle 9.58, poco dopo la partenza del Regionale Veloce per Roma Termini, fa ingresso in stazione il treno, in arrivo da Campobasso come Regionale 31039 (e che proseguirà per Campo di Giove come 31040), composto da ben quattro automotrici ALn663, che da Isernia trasporteranno l'impressionante numero di circa 250 persone.
Panorama dal lungomare di Salerno all'alba
Isernia: viaggiatori in attesa del treno per Campo di Giove
Il fabbricato viaggiatori della stazione di Isernia
La ALn663.1116 in testa al treno 31039 proveniente da Campobasso, con fermata intermedia a Boiano.
Il treno parte con cinque minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia, mentre le segnalazioni scambiate tramite fischi dai due macchinisti (uno per ogni coppia di automotrici) per la trazione del treno risuonano in una Isernia entrata da poco nel vivo della giornata. Una volta a bordo treno, accomodati nell'automotrice di testa (ALn663.1188) ai posti 55 e 56, si presentano subito i tre ragazzi del gruppo musicale Alberi Sonori, i quali con grande maestria ed entusiasmo allieteranno più volte i viaggiatori nel corso del viaggio, immergendo ancor di più i partecipanti nella scoperta del territorio molisano ed abruzzese, unendo agli spettacolari panorami in corsa fuori dal finestrino canti, balli e racconti della tradizione locale (con un'inaspettata, quanto sorprendente e per noi piacevole, divagazione calabra). Poco prima di arrivare a Carpinone viene offerto ai viaggiatori anche un assaggio di pane e caciocavallo locali...basti dire, per esprimerne la bontà, che al ritorno del carrellino abbiamo accettato ben volentieri il bis!
A Carpinone il segnale aperto per la direzione 1 simboleggia l'immissione nella spettacolare linea transappenninica, con una leggera emozione che pian piano sale lungo la schiena, in concerto con i giri del motore della pimpante automotrice. Mentre il giornalista freelance Fabrizio Fusco intervista i viaggiatori per la realizzazione di un breve documentario sul viaggio, interviene anche la famosa scrittrice Raffaella Milandri, la quale offre ai viaggiatori un racconto sui nativi d'America mirato ad una sensibilizzazione alla loro delicatissima causa.
Carpinone: il numero 1 sotto il segnale di partenza indica che l'itinerario è a via libera verso Sulmona (il numero 2 esprime la via libera verso Campobasso)
Carrellino con prodotti tipici locali
L'intervista di Fabrizio Fusco alla scrittrice Raffaella Milandri
Scorcio dal treno del castello di Pescolanciano
Il treno comincia a lambire i centri riversati sulla ferrovia, cominciando ad offrire i primi meravigliosi panorami sull'appennino abruzzese. Transitati da Sessano del Molise, viene effettuata prima una breve fermata a Pescolanciano-Chiauti e poi una fermata di servizio a Carovilli-Roccasicura, posta ai piedi del primo paese, da cui ripartiamo dopo due minuti. Il treno comincia a salire sempre di più cercando di guadagnare quota, transitando a 70 all'ora per le piccole e vicine fermate di Vastogirardi e Villa San Michele,  mentre fuori dal finestrino lo sguardo su ampie vallate si alterna a tratti in cui il treno sembra scavarsi una trincea nella boscaglia. Si susseguono numerosi ponti e gallerie prima di arrivare a San Pietro Avellana, stazione da cui transitiamo ed ultima del Molise. La ferrovia comincia così a lambire il confine delle due regioni scendendo progressivamente di quota per raggiungere Castel di Sangro, uno dei principali impianti della linea ed opera di importanti (e della cui utilità si hanno forti dubbi) lavori di unificazione delle due stazioni FS-FAS, entrambe ricadenti su linee dismesse e separate da pochi metri di strada.
Nella grande montagna che si staglia di fronte Castel di Sangro si nota un viadotto ad archi: è lo stesso che la ferrovia andrà a percorrere alcuni chilometri dopo. Infatti la linea, per salire fino ai 1268 metri s.l.m. di Rivisondoli-Pescocostanzo, compie un lungo giro passando per Alfedena e Sant'Ilario del Sangro, regalando dopo questa stazione una meravigliosa visione panoramica dell'importante centro dell'alta val di Sangro. Anche qui si riparte dopo una breve sosta alla volta di Alfedena - Scontrone, stazione che raggiungiamo dopo soli 8 minuti e dove avviene il trasbordo su autobus in direzione Scontrone.
Fermata a Carovilli
Panorama presso San Pietro Avellana
Il treno in sosta a Castel di Sangro
Il viadotto della ferrovia visibile sulla montagna, poco alla destra della colonna  idrica
Dopo qualche chilometro di difficile salita si arriva nel graziosissimo centro abruzzese, arroccato sul fianco della montagna. Colpisce da subito la pulizia e la bellezza del paese, avente due splendidi belvedere sulla vallata sottostante, di cui uno è la piazza centrale. Sorprende come questo piccolo paese disponga di ben quattro musei aperti e visitabili che vanno a creare un vero e proprio polo museale, quando, ad esempio, città come Crotone ne possiedono due di cui uno pressochè stabilmente chiuso (complesso di Capo Colonna).
L'accoglienza da parte dei cittadini e dell'Amministrazione Comunale è grandiosa, il sindaco Eliana Schipani è da subito in piazza con la gente ed i suoi concittadini per accogliere i quasi 250 turisti giunti col trenino (curioso pensare che l'arrivo del treno ha praticamente raddoppiato la popolazione cittadina), mentre dopo qualche minuto cominciano le visite guidate al centro cittadino ed ai piccoli musei ad opera dell'Associazione Escursionisti Scontrone. Le vie strette, le case rivestite in pietra e la tranquillità che si respira in questo paesino, turbata solo dal fruscio del vento tra le casette, creano un'incredibile sensazione di pace e benessere. Domina il paese una modesta chiesetta, posta poco sopra la piazza, arredata in modo semplice e caratteristico. Sono vicini tra loro i quattro piccoli musei, nel dettaglio: il Museo Internazionale della Donna, il Museo della Montagna, il Centro di Documentazione Paelontologico e la Casa degli Appennini di Iadeva.
Dopo la visita al paese, e con l'accompagnamento del gruppo folk Sunatour, si procede con il pranzo in piazza in "modalità sagra", dove vi è anche una pregevole occasione non solo per conoscere la cucina locale, ma anche per socializzare con gli altri viaggiatori, come le due simpatiche coppie di viaggiatori provenienti da Putignano sedute dinanzi a noi, il tutto in un'atmosfera di vera festa.

Appena arrivati ad Alfedena-Scontrone
Piazza centrale della città, con trenino turistico compreso (utilizzato per trasportare i bambini dal treno al paese)
Scorcio del paese
Scorcio dal paese verso la vallata
Alle spalle di Scontrone...
Alle 14.00 è tempo dei saluti, con i primi due autobus che si recano verso la stazione. Dopo esserci personalmente complimentati con il Sindaco (e sperando che continui nella sua lotta per la salvaguardia della ferrovia), ed aver lasciato veramente a malincuore il piccolo paese, ci accomodiamo ai nostri posti sul treno in attesa della ripartenza alla volta di Campo di Giove lungo uno dei tratti tecnicamente più spettacolari della tratta, di cui si aveva già un assaggio affacciandosi dalla piazza di Scontrone e guardando la ferrovia percorrere un'ampia curva dalla stazione fino a passare sotto il paese.
Partiamo con circa mezz'ora di ritardo verso Campo di Giove, e ci pensano proprio gli Alberi Sonori a contrastare il sonno ristoratore dei viaggiatori regalando ancora qualche momento musicale e raccontando in seguito la storia del cavaliere Ivan Karlovic, tramandata dalla tradizione delle minoranze croate del Molise. Tra ripetuti scambi di segnalazioni dei macchinisti e paesaggi mozzafiato si giunge a Roccaraso, uno dei più importanti centri turistici dell'Appennino abruzzese, come la grande stazione fa d'altronde intuire. Anche qui una rapida sosta, mentre viene saltata quella di Rivisondoli-Pescocostanzo per recuperare qualche minuto. Superata Rivisondoli, come già detto precedentemente stazione più alta della linea e seconda della rete RFI dopo quella del Brennero, il treno si dirige verso Campo di Giove attraversando l'enorme distesa verde vicino alla quale si trova l'isolatissima stazione di Palena, presso cui il treno si fermerà al ritorno.
Scivolando via tra innumerevoli alberi di conifere, ed aggirando l'enorme montagna della Majella, il treno arriva finalmente nella stazione di Campo di Giove, dove avverrà l'inversione.
Lo scenario di questa stazione è impressionante, col massiccio della Majella a dominarne completamente l'orizzonte ed enormi pini a sovrastarla. Il treno viene portato sul primo binario, unico dotato di segnale di partenza, mentre si attende il nulla osta dal Dirigente Unico di Sulmona, che però misteriosamente (forse neanche tanto...) tarda ad arrivare, costringendo il treno a partire con oltre un'ora di ritardo sulla tabella di marcia, vedendo costretto il personale di Le Rotaie Molise e TransIta a dover spiegare le ragioni dell'enorme ritardo ad un pubblico che, come nel -per fortuna ci risulta unico- caso di un gruppo di viaggiatori provenienti da Ancona, con enorme maleducazione e supponenza si scaglia contro il personale dell'Associazione nonostante il suo impegno nello spiegare dettagliatamente l'accaduto, fino a definire "inutile" l'effettuazione di iniziative del genere ed ad affermare che "è meglio bombardare che potenziare questa ferrovia". Ogni commento crediamo sia superfluo.
Durante la rappresentazione della storia di Ivan Karlovic
In sosta a Roccaraso, con il responsabile del treno Sergio De Spirito dell'associazione Le Rotaie Molise, sulla destra con la fascia azzurra al braccio
Un capotreno d'eccezione..
Campo di Giove: la ALn663.1188 con la Majella alle spalle
Panoramica del massiccio della Majella
Ripartiti da Campo di Giove, il treno si ferma dopo circa un quarto d'ora nella desolata stazione di Palena, di fronte alla quale è stato allestito un centro informativo del Parco Nazionale della Majella. Anche qui l'accoglienza, a base di prodotti tipici e con numerose guide, è stata degna di note, dando ai viaggiatori la possibilità di conoscere più nel dettaglio le bellezze del Parco e, non meno importante, di prendersi un caffè nel vicino bar! La stazione di Palena, sia per la configurazione architettonica che per la locazione, ricorda tantissimo quella "nostrana" di San Nicola-Silvana Mansio, la più alta d'Italia con i suoi 1406 metri s.l.m., creando in noi una sensazione quasi familiare. La sosta non si prolunga per molto, essendo stata ridotta per cercare di recuperare il ritardo, dando così inizio al viaggio di ritorno verso Isernia e Campobasso, viaggio che trascorre mentre noi approfittiamo per chiudere un po' gli occhi dopo una stancante giornata. Il treno nel frattempo procede a rilento a causa di problemi tecnici lungo la linea, con alcuni passaggi a livello problematici, facendo accumulare al treno in totale un'ora e mezza di ritardo. Mentre le luci del giorno pian piano vanno scemando, gli occhi cercano di godersi per un'altra volta i fantastici panorami che la Sulmona - Carpinone regala, cercando di catturare nella memoria quanto più possibile con la speranza di rivederlo più e più volte un domani.
L'arrivo a Isernia avviene alle 19.30 circa, con buona parte del treno che si svuota. Nel sottopassaggio si raccolgono pensieri e ricordi cercando di congelarli e mantenerli vivi, mentre un pieno sorriso per la bella giornata trascorsa si estende sul viso di molti viaggiatori. Ci andiamo così a rintanare nel B&B Gli Orti, graziosissimo bed&breakfast posto all'inizio della città, dove abbiamo prenotato per passare la notte. Sorprende subito l'ordine e la pulizia del posto, con la proprietaria, signora Lidia, che ci accoglie con grande gentilezza. Un posto consigliatissimo a chiunque abbia intenzione di passare una notte a Isernia (magari proprio per un giro sulla Sulmona - Carpinone). Dopo un veloce riposo facciamo una passeggiata nel bel centro cittadino, come molti altri non frequentatissimo la sera di domenica, approfittando per una buona pizza. 
In sosta a Palena

Il centro informativo del Parco della Majella, appena fuori dalla stazione

Isernia: fine del viaggio.
Scorcio del giardinetto del B&B "Gli Orti", ad Isernia
Dare valutazioni finali che non siano entusiastiche è difficile: il lavoro di TransIta Onlus e Le Rotaie Molise è mastodontico, esemplare, sotto tutti gli aspetti: riuscire a vincere il palese ostruzionismo di Trenitalia e soprattutto RFI verso un rilancio di questa ferrovia, coordinare ed organizzare comuni ed enti locali, riempire un treno (che sottolineiamo essere composto non da materiale storico ma bensì da automotrici in regolare esercizio) con 250 persone provenienti da ogni angolo d'Italia, regalare un notevole risveglio al turismo delle zone attraversate dalla ferrovia, come riferitoci dalla signora Lidia del B&B Gli Orti, la quale ha notato un notevole incremento di prenotazioni in concomitanza con i treni turistici.
C'è da ringraziare di cuore chiunque abbia lavorato, lavora e lavorerà per continuare a far vivere questo progetto, nella speranza che per la Sulmona - Carpinone vi sia finalmente una nuova e meritata stagione di successi, sperando inoltre, come scritto nell'ultimo post sul nostro blog a riguardo del treno fotografico a vapore Cosenza-Rogliano di domenica 16 giugno, di poter riproporre presto un'iniziativa del genere anche in Calabria, un obiettivo non semplice a cui si sta già lavorando!

Per approfondire: